Borgo in festival: dal Museo al teatro

Tra i primi 20 classificati per il bando Borghi in Festival troviamo il progetto “Teatro Museo” del Comune di S.Andrea di Conza, con il Comune di Lacedonia, supportati dal DIARC della Federico II, dal CNR, dal Museo Etnografico di Aquilonia e dal MAVI di Lacedonia: idoneo ma non ammesso a finanziamento, ci insegna che possiamo ambire a costruire valore oltre i fondi sagra, creando grande partecipazione, quindi capitale culturale e umano

1 SETTIMANA FA
di Maria Fioretti
Èstata importante la partecipazione per l’avviso pubblico Borghi in Festival promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dalla Direzione Generale Turismo del Ministero della Cultura – che ha portato al finanziamento di otto progetti – per un totale di 52 Comuni coinvolti su tutto il territorio nazionale – di rigenerazione urbana, culturale ed economico-sociale dei piccoli Comuni italiani.

Sono state 643 le domande pervenute: 178 dal Nord, 156 dal Centro, 246 dal Sud e 63 dalle Isole. I Comuni si sono presentati – singolarmente o in rete tra loro – con progetti che prevedono un partenariato obbligatorio con almeno un ente non profit e almeno un soggetto co-finanziatore. Un approccio che ha avuto il merito di stimolare un dialogo tra soggetti diversi e una condivisione di obiettivi e strategie a medio e lungo termine – buona pratica molto rara – creando interazione tra i settori pubblico e privato e moltiplicando l’eventuale impatto delle azioni sui territori. Le risorse impiegate ammontano a 1.313.000 euro.

I progetti vincitori prevedono la realizzazione di un fitto programma di eventi culturali, concerti e spettacoli teatrali, performance e reading, laboratori e workshop; sono coinvolte anche le attività produttive, che promuovono l’artigianato artistico locale e l’eccellenza del saper fare. Sono organizzati percorsi alla scoperta dei territori, tavole rotonde e residenze per artisti, focus sui temi dello sviluppo sostenibile e della rigenerazione territoriale, anche post-sisma, e recupero di spazi in disuso da restituire alla collettività. Una particolare attenzione è data anche allo scambio di buone pratiche, all’utilizzo di elementi di innovazione tecnologica e alla nascita di percorsi di formazione destinati ai giovani abitanti dei borghi.

Marche, Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte, Toscana, Veneto e Calabria sono le regioni coinvolte, con i Comuni capofila che sono stati selezionati dopo un’attenta valutazione dei dossier presentati. Ma un risultato lo ha ottenuto anche la nostra provincia, al diciannovesimo posto della classifica del MiC con la proposta TE. SEO/ Teatro e Museo che ha visto impegnati il Comune di S.Andrea di Conza – capofila – con il Comune di Lacedonia, supportati dal Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, dall’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo (IRISS) – organo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – dal Museo Etnografico “Beniamino Tartaglia” di Aquilonia e dal MAVI – Museo Antropologico Visivo Irpino di Lacedonia.

Idoneo ma non ammesso a finanziamento. Eppure questa non è una sconfitta, il percorso verso la realizzazione di un progetto solido – e non estemporaneo – ha permesso di costruire prima di ogni cosa grande partecipazione, che significa grande capitale culturale e umano. Perciò non è stata fatica sprecata, anzi possiamo considerarlo un primo esperimento di creazione di valore in Irpinia, nonostante le solite difficoltà a fare rete tra i nostri comuni e nonostante anche la complessità del bando Borghi in Festival, con pochi fondi a disposizione, un numero limitato di Comuni che hanno avuto accesso alle risorse economiche e tempistiche irragionevoli.

Un buon allenamento anche solo provarci, come ci ha confermato Enzo Tenore, architetto e direttore del Museo Etnografico di Aquilonia: «Ci è servito per capire meglio come possiamo lavorare in sinergia, abbiamo costituito un Comitato Scientifico proprio per raggiungere l’obiettivo di creare opportunità, si è attivata una bella squadra – ognuno con la sua professionalità – è stato stimolante dedicarsi e veder crescere la rete».

Il presupposto che li ha mossi era chiaro, mettere a sistema le strutture per fare cultura: «Convinti del fatto che un Museo può essere teatralizzato e che un paese può dare luogo ad un teatro, avremmo voluto istituire – attraverso il bando del MiC – un Museo del Teatro Popolare a Sant’Andrea di Conza, per dare valore ad una lunga tradizione. Lo stesso vale per il Museo di Aquilonia dove si sono succedute negli anni esperienze di narrazione e drammatizzazione della vita e degli accadimenti di un tempo antico. Avevamo immaginato di muoverci su un doppio livello, da una parte la conservazione e la diffusione del teatro popolare, dall’altra la messa in scena con la possibilità di rimettere in piedi teatri vaganti, con l’obiettivo di portare fuori dalle sale i contenuti dei Musei, anche rispetto al MAVI di Lacedonia. E siamo talmente convinti della qualità di questa proposta che proveremo comunque a realizzarla, partecipando ad altri bandi e magari con un coinvolgimento più ampio, perché – a mio avviso – il museo deve sempre cercare di utilizzare o recuperare la messa in scena come esperienza completa di fruizione culturale, arricchita dall’incontro con gli artisti, dalla conoscenza dei riti».

Un sistema complesso con cui confrontarsi, il primo passo su quella strada da percorrere per fare impresa culturale nelle aree interne dell’Appenino meridionale: «Abbiamo cominciato acquistando già dei macchinari per la produzione e lo sviluppo fotografico, a breve nascerà all’interno del Museo Etnografico anche una piccola casa editrice e con noi condivide questo progetto il Museo di Lacedonia, per cui un po’ di sinergie sono nate e ora c’è una base per ragionare di territorio, mettendo da parte i campanilismi. I musei possono essere elementi per la propulsione della cultura locale e tutte le istituzioni culturali dovrebbero riflettersi una nell’altra, essere consorziati e andare nella stessa direzione».

Se non altro si comincia a superare la logica dei fondi sagra, dominante in Irpinia, con la complicità dei finanziamenti a pioggia che arrivano dalla Regione Campania: «La prima cosa che abbiamo condiviso con chi aveva intenzione di partecipare a Borghi in Festival è stato uno schema concettuale – ci spiega ancora Enzo Tenore – in modo che l’impostazione fosse chiara, così come le premesse per l’adesione. Non volevamo un impegno solo sulla raccolta e sulla custodia, ma sulla generazione di luoghi della rappresentazione che potevano anche essere costruiti da zero. Se tutti insieme decidessimo di prendere parte a questo progetto di impresa culturale, risulteremmo anche più interessanti allo sguardo esterno e avremmo una migliore offerta. Nella nostra idea non c’erano star ad esibirsi o Vip da raggiungere, si basava tutto sulla proposta dei laboratori portati avanti sui territori, sulla costruzione dei contenuti dal basso, sulla formazione teatrale, con l’impiego di risorse locali, partendo da quello che ognuno di noi già può esprimere. Fino a questo punto abbiamo lavorato bene, dando forma ad una proposta progettuale che ci ha dato comunque soddisfazione. Abbiamo delle buone possibilità di continuare, perché c’è grande entusiasmo e tante energie diverse stanno collaborando, ci stiamo abituando ad entrare nelle dinamiche di bandi complessi. L’ambizione resta, così come il progetto presentato, che lascia una traccia sul territorio e nell’immaginario, nei desiderata delle comunità e questa è una nota positiva, soprattutto per chi – come noi – è così piccolo, ma riesce a dimostrare grandi capacità e le vede certificate. Forse semplicemente continuando a progettare, riusciremo a modificare l’orizzonte dell’Irpinia».

In copertina: anfiteatro di Sant’Andrea di Conza, foto Proloco Terre di Sant’Andrea

Maria Fioretti – Orticalab

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