Li fuoche di Sand’Anduone (2020)

Degustazione prodotti tipici

Come in molte comunità, anche qui a Sant’Andrea la festa di Sant’Antonio abate segna l’inizio del Carnevale. Ce lo ricordano i detti abbastanza noti: “Si nu buone Carnuale vuoi fa, da Sand’Anduone aja accummenzà” e “Sand’Anduonö mašcherë e ssuon”).
Ieri sera, 17 gennaio 2020, vari falò sono stati accesi nei vari rioni. Sulle braci ardenti sono state cotte varie leccornie, migliazza (con e senza “frittele”), salsicce, costate e pancetta).
La nostra Pro Loco è stata impegnata, non solo nel diffondere e promuovere questa nostra tradizione attraverso i giornali Regionali, Provinciali e sui social, ma anche, nel creare un falò in Piazza, accogliendo chiunque sarebbe passato per vivere insieme la magia de Lu Fuoc dë Sand’Anduonö.

Alcune immagini della serata

Il Falò, un fuoco dal sapore antico

È quasi sorprendente come un popolo si porti dietro tradizioni ed usanze millenarie e riesca a mantenerne vivo il fascino di generazione in generazione.
Questa è la storia del falò, un rituale dall’origine antica ma che accomuna, nella sua semplice spettacolarità, culture e popoli diversi. Il rituale del fuoco viene da sempre associato alla purificazione e alla consacrazione, quindi all’allontanamento degli influssi malefici ed in esso si fondono tradizioni pagane e cristiane. Ritroviamo riti della stessa natura in tutta Europa. I significati attribuiti sono molteplici, diversi, ma profondamente simili, per esempio in alcune culture era il mezzo con cui l’uomo esprimeva il suo bisogno di dominare le forze della natura ed esorcizzare l’ignoto, una sorta di “vittoria sulle tenebre”, in altre significava rompere il freddo della notte invernale, in altre ancora era un rituale di fertilità, sia per gli uomini che per la natura. Questa tradizione è sempre stata così radicata, quasi a far parte dell’uomo stesso, che non è stata interrotta neanche dalla tradizione cristiana, anche se è mutato il significato, legandolo soprattutto alla celebrazione di feste religiose. Il fuoco era, ed è ancora oggi, anche un’occasione per ritrovarsi e stare insieme in un momento di festa, un modo per rivivere ogni volta quel senso di identità che più o meno consciamente ci appartiene. La tradizione italiana dei falò – che viene ricordata anche da Cesare Pavese, nel suo famosissimo romanzo “La Luna e i falò” – fa senza dubbio parte di quel ricco patrimonio immateriale che ci appartiene ed è parte di noi, e conserva un sapore antico che unisce popoli e culture in un’unica identità, pur mantenendo le sane ed importanti differenze e peculiarità “tra un campanile e l’altro”.

Sintesi estrapolata da « Il Falò, un fuoco dal sapore antico » di Emanuela Olobardi.


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