Torna il “nostro” teatro

  1. Giovedì 28 Dicembre presso il Centro Polifunzionale per la Comunità Ogni mondo è paese, ogni paese è mondo – Ex Fornace, di Sant’Andrea di Conza, la Compagnia Teatrale “Teatro Novo” intitolata al compianto Mario Martino, grazie ai corsi teatrali del progetto di Fondazione CON IL SUD rappresenterà 2 spettacoli; La Patente di Luigi Pirandello e Gennariello di Eduardo di Filippo.

La patente è una novella di Luigi Pirandello, pubblicata nel 1911 sul Corriere della Sera e inclusa nella raccolta Novelle per un anno del 1922.
Protagonista della novella è Rosario Chiàrchiaro, un padre di famiglia che perde il lavoro al banco dei pegni perché considerato uno iettatore. I superstiziosi temono a tal punto la malasorte che, al suo passaggio, fanno i più svariati segni scaramantici: toccano il ferro, fanno il gesto delle corna. A causa della cattiva fama costruita su di lui, la sua famiglia s’è rinchiusa in casa, le sue belle figliole non trovano nessuno che voglia sposarle, lui stesso è costretto alla fame.
Agli occhi del giudice D’Andrea sembra che Chiàrchiaro abbia querelato due giovani che in sua presenza hanno fatto “gli scongiuri di rito”: ma non è così. Il protagonista dichiara che non ha nessuna intenzione di far condannare i due giovani: il suo obiettivo è invece ottenere una patente di iettatore grazie alla quale pretendere di essere pagato per evitare i suoi malefici. Infatti Chiàrchiaro, stanco della schifosa umanità, vuole ora vendicarsi sfruttando la superstizione popolare.
La patente affronta il tema tipicamente pirandelliano del contrasto fra ciò che siamo e ciò che pensano di noi. Questo tema emerge attraverso una vicenda legata all’ignoranza e alla superstizione di una società culturalmente arretrata, in cui perfino i giudici credono alla iettatura e al malocchio. Di fronte a questa società, che impone all’individuo una “maschera” odiosa e opprimente, l’uomo non può ribellarsi, ma solo accettare il proprio destino.
Nell’opera risalta fortemente il confronto tra il giudice istruttore D’Andrea e Rosario Chiàrchiaro: il primo è un sognatore, anche lui con la sua maschera quotidiana e il supplizio e il costante e lacerante dovere di amministrare la giustizia; il secondo, oltre a dover sopportare la sua personale tragedia, propone una esasperata logica della conciliabilità degli opposti (ovvero intentare causa ai diffamatori affermando la fondatezza delle loro convinzioni, fornendo delle prove).
Come nella maggior parte della produzione di Pirandello, anche qui al lettore rimane in bocca un sapore amaro. Nel mondo che ci racconta lo scrittore siciliano, gli individui sembrano staccarsi dalla realtà per riflettere sulla propria condizione, ma finiscono per accettare il proprio marchio.
Pirandello trasforma la novella in una commedia di un atto nel 1917, con il titolo ‘A patenti, destinata alla rappresentazione teatrale in lingua siciliana per l’attore Angelo Musco, che la recitò per la prima volta il 23 marzo 1918 al teatro Alfieri di Torino e successivamente il 19 febbraio 1919 al teatro Argentina di Roma. Una nuova versione della commedia in lingua italiana fu redatta tra il dicembre 1917 e il gennaio 1918. La commedia fu pubblicata nella Rivista d’Italia del 31 gennaio 1918 e in volume dai fratelli Treves (Milano, 1920).

Gennareniello è una commedia di Eduardo De Filippo rappresentata la prima volta nel 1932 e inserita dallo stesso autore nel gruppo di opere che ha chiamato Cantata dei giorni pari.
Su una caratteristica terrazza napoletana, ingombra di panni stesi ad asciugare, vasi di piante aromatiche e di fiori, di vecchi arnesi e mobili d’accatto, dove specie in estate si svolge giorno e notte la vita della famiglia, Gennaro, un uomo ormai avanti negli anni, conversa scherzosamente con l’inquilina dell’appartamento di fronte, una giovane e chiacchierata dattilografa che si affaccia dalla finestra che dà sulla terrazza. Concetta, sua moglie, è una tipica casalinga sulle cui spalle ricade tutto il peso dell’andamento familiare e della cura del figlio Tommasino, un giovane ritardato, quasi cieco, d’impaccio a tutti e sempre occupato a masticare per una fame insaziabile. Sono parole scherzose quelle di Gennaro, ma che nascondono un certo interesse maschile, dentro di sé convinto di essere un uomo ancora interessante.
Tanto più che egli si presenta come geniale inventore di strambi ritrovati, i cui disegni “tecnici” sono affidati a un inquilino della casa, sempre in arretrato con la pigione: uno scalcinato maestro di disegno, amico e stimatore delle croste che dipinge la sorella zitella, con pretese artistiche, di Gennaro. L’amico che loda le invenzioni di Gennaro ha trovato un “ingegnere” del nord che potrà valutarle, ma che, in realtà, è un semplice rappresentante di commercio, e che più che interessarsi ai disegni tecnici apprezza la figura della ragazza affacciata alla finestra, la quale continua il gioco del corteggiamento con Gennaro sino a spingersi ad invitarlo a baciarla. Fingendo ritrosia, Gennaro si arrampica su una sedia e la bacia in viso più volte tra gli applausi ironici dei due amici. A questo spettacolo si trova casualmente ad assistere Concetta, che reagisce violentemente prendendosela con la signorina e con il marito, svergognato di fronte ai presenti. Gennaro abbandona il tetto coniugale per farla finita con una vita di incomprensioni. I due che hanno spinto Gennaro allo scherzo ora si sentono in colpa e riportano con la forza sulla terrazza il marito. Di fronte alla visione del marito sconsolato e umiliato dalla presa in giro dei due, Concetta reagisce con violenza cacciandoli e difendendo la dignità del suo uomo.
La commedia breve è intrisa da una profonda melanconia dell’autore nei confronti di quegli uomini che, sempre attratti dalle grazie femminili e dalle lusinghe della giovinezza, non si rassegnano al passare del tempo e vivono in una famiglia che, essi pensano, non li circonda dell’amore e della considerazione che desidererebbero.

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